Natura e paesaggio

Il Parco della Murgia Materana

Il Parco archeologico storico e naturale della Murgia e delle chiese rupestri del materano, fu istituito con legge regionale nel 1990. Si estende nella murgia materana per una superficie di circa 8000 ha, e comprende le gravine di Matera, di Picciano e del fiume Bradano. Percorrere a piedi la murgia e i costoni delle gravine è diventata un’attività sempre più usuale per quanti desiderano approfondire la conoscenza di questo ambiente meraviglioso. La murgia è uno scrigno prezioso di arte, storia e archeologia che contiene tesori nascosti in luoghi isolati che garantiscono a volte l’integrità dello stato di conservazione, a volte favoriscono purtroppo il degrado e l’abbandono. Grotte frequentate nel paleolitico, villaggi neolitici, casali e chiese rupestri, masserie fortificate, sono le attrazioni principali che spingono i visitatori a percorrere questi sentieri lontani dal frastuono della città. Le mille fioriture primaverili favoriscono le passeggiate naturalistiche, per fotografare fiori e piante tipiche dell’ecosistema murgiano, il birdwatching per l’osservazione di uccelli e rapaci, la mountain bike lungo sentieri stretti e panoramici che collegano i numerosi siti di interesse turistico, e il trekking con una guida del parco per scoprire gli angoli più suggestivi e conoscere la storia dei luoghi.

La Diga di San Giuliano

La Diga di San Giuliano è stata realizzata alla fine degli anni ’50 del secolo scorso grazie al Piano Marshall, uno dei piani politico-economici statunitensi per la ricostruzione dell’Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale. Costruita sul fiume Bradano, il primo dei principali fiumi della Basilicata per ampiezza del bacino idrografico, la Diga consente un accumulo di 107 milioni di metri cubi d’acqua, gestiti dal Consorzio di Bonifica per l’irrigazione di tutto il Metapontino. Fu il presidente del Consiglio Alcide De Gasperi che nel luglio del 1950, in occasione della sua famosa visita nei Sassi di Matera, che dette l’avvio ai lavori di costruzione della diga, che sarà ultimata nel 1958.
Compresa nei territori comunali di Grottole, Matera e Miglionico. Si tratta una Diga ad “arco a gravità” massiccia, dotata di scarichi di superficie costituiti da cinque luci sfioranti, ognuna della lunghezza di 10 m. Le peculiarità della diga sono le paratoie mobili in acciaio, dimensionate ciascuna per una portata massima di 250m3/s e ammirabili dal ponte di manovra. Il percorso sul coronamento, lungo 314 m, offre la possibilità di osservare il complesso funzionamento delle parotoie.

Flora

Comprende un centinaio di piante rare e rarissime e 23 entità endemiche, di cui una dedicata alla città di Matera e denominata Ophrys exaltata subsp. mateolana, una varietà di orchidea; questo è il luogo ideale per passeggiate botaniche all’aria aperta alla scoperta di alberi, piante e fiori rari, immersi in una vegetazione a tratti persino impenetrabile. Il paesaggio si caratterizza per la presenza di tre ambienti diversi: la foresta mediterranea, la macchia mediterranea e la gariga o pseudo steppa. La foresta mediterranea è rappresentata dagli ultimi lembi del Bosco del Comune e del Bosco di Lucignano, separati tra loro dal Vallone della Femmina. Il bosco si presenta a dominanza di fragno, un albero che vegeta in Italia solo sulla Murgia, con presenza sporadica di leccio e di due entità affini alla roverella, la quercus amplifolia e la quercia virgiliana che è tipica delle gravine, cui s’associano alcune specie arbustive come il ginepro rosso, il ginepro fenicio, il lentisco, la ginestra odorosa,  la rosa di San Giovanni, il terebinto, l’acero minore, il bagolaro, il perastro e il ciliegio canino. Tra le specie floristiche presenti nel sottobosco segnaliamo il giaggiolo meridionale, lo zafferano selvatico, il pungitopo, il ciclamino napoletano, l’asparago pungente, la peonia maschio, la cerere e la scorzonera. Tipiche delle radure sono l’euforbia schiattarella, la scilla marittima, la santoreggia montana e la salvia argentea, una pianta assai rara in natura. Ai margini del bosco sopravvive una vegetazione rappresentata da lembi di macchia mediterranea e di gariga o pseudosteppa. Le aree più estese di macchia mediterranea sono in località Cristo La Selva, Murgia Sant’Andrea, Vallone della Femmina e Vallone del Prete e si caratterizzano per la presenza di ginepro, lentisco, terebinto, ginestra, fillirea, olivastro e alaterno, raramente associate al carrubo, al mirto e al corbezzolo. Le garighe rappresentano il massimo degrado vegetazionale e costituiscono l’ambiente più diffuso all’interno del parco. Sono tipiche delle garighe le praterie di asfodelo mediterraneo, di lino delle fate meridionale, di marrubio comune  e di ferula cui s’associano il cisto di Montpellier, il cisto rosso, il cisto femmina, il timo spinosetto, il lino di Tommasini, la camomilla d’Otranto, l’origano meridionale, il verbasco, il cardo mariano, il basilisco comune e l’asfodelo giallo. Tipica delle gravine è la vegetazione rupicola che cresce nel substrato roccioso come la campanula versicolor detta anche campanula di Matera o campanula pugliese, il kummel di grecia, la valeriana rossa, il camedrio polio, il cappero, il fiordaliso pugliese, il garofanino garganico e la rara finocchiella di Lucania. Una menzione particolare meritano le tante orchidee del parco tra le quali segnaliamo: la barlia, l’orchide, la serapide maggiore, la neotinea tridentata, l’ophrys bertolonii, l’ophrys pugliese, ophrys lutea, ophrys incubacea, ophrys holosericea, ophrys bombyliflora, ophrys fusca, ophrys tenthredinifera oltre alla già citata ophris mateolana. Tra le specie arboree che vegetano lungo le sponde dei corsi d’acqua segnaliamo l’olmo campestre, il salice bianco, il pioppo bianco, la tamerice comune e il ligustro.

Avifauna

Le pareti delle gravine piene di anfratti e di fessure sono siti di nidificazione per l’avifauna. Strettamente legato all’habitat rupestre è lo scricciolo, un passeriforme che nidifica negli anfratti delle grotte scavate dall’uomo. Questo piccolo uccello dal canto melodioso, che si nutre d’insetti, bruchi, vermi e piccoli ragni che riesce a trovare nei cespugli di macchia mediterranea vicino ai corsi d’acqua, non si sarebbe adattato a vivere nelle gravine se non avesse trovato un ambiente rupestre creato artificialmente dall’uomo. Un altro passeriforme che frequenta le gravine è il corvo imperiale, tra i più grandi della famiglia dei corvidi, predilige insetti, anfibi, rettili, piccoli mammiferi e resti animali. Altri passeriformi che nidificano nel parco sono il passero solitario, che si riconosce grazie al becco lungo e sottile e al colore blu cobalto del corpo con le ali nere, che costruisce il nido negli anfratti naturali delle pareti rocciose, l’usignolo di fiume, del tutto simile allo scricciolo, ma più grande per dimensioni, che frequenta la vegetazione arbustiva dei corsi d’acqua e nidifica tra i rami dei salici, la capinera, che nidifica nella macchia mediterranea e nei boschi, il cardellino che si nutre principalmente dei semi del cardo dei lanaioli, la rondine che nidifica nei Sassi sotto le tegole dei tetti delle case e sotto i cornicioni dei tetti delle case della città. Della famiglia dei bucerotiformi è l’upupa dal becco lungo e dal tipico piumaggio sul capo, uccello che nidifica nei muretti a secco della murgia e sugli alberi. Tra gli uccelli più appariscenti c’è sicuramente la ghiandaia marina dal ventre turchese e con un piumaggio castano sul dorso e verde smeraldo alle estremità. Il più piccolo tra i rapaci è il falco grillaio che nidifica sotto le tegole dei tetti delle case dei Sassi e frequenta la pseudosteppa della Murgia e gli incolti del parco per nutrirsi d’insetti e in particolar modo di grilli, e per questo motivo è diventato il simbolo del Parco della Murgia Materana. Altri falchi che frequentano la Murgia e le colline argillose circostanti sono la poiana, simile a una piccola aquila ma con larga coda arrotondata, il biancone, il nibbio reale, il nibbio bruno, il lanario e il gheppio. Tra i rapaci di grandi dimensioni merita una citazione particolare il capovaccaio, detto anche avvoltoio degli egizi, che con un’apertura alare di centosessantacinque centimetri è il più piccolo avvoltoio europeo. Predilige ambienti aperti, si nutre di carogne e come la ghiandaia marina e il falco grillaio va a svernare in Africa e ritorna in primavera. Tra i rapaci notturni che cacciano roditori e insetti si segnala la presenza del barbagianni, della civetta, dell’allocco e del gufo reale, che con un’apertura alare di quasi due metri è il più grande d’Europa.